In questi giorni di vacanza ho proseguito gli allenamenti di MTB e di nuoto. Di correre ancora non se ne parla per via della distorsione alla caviglia di due settimane fa.
Ci sono due allenamenti in particolare di cui voglio parlare.
Primo allenamento
Il giorno di ferragosto, unico superstite con l’intera famiglia colpita e affondata dal solito – e ormai ha pure rotto le scatole, diciamocelo – virus gastrointestinale di metà agosto, ho deciso poco prima di mezzogiorno di uscire inopinatamente in MTB. Anche io non ero perfetto di stomaco, ma ho deciso comunque di fare qualche foto, cosa che avrebbe comportato un minimo di allenamento per arrivare a destinazione.
E alla faccia del minimo di allenamento! Appena varcato il cancello di casa, ho subito iniziato ad arrancare in una salita micidiale su sterrato con pendenze variabili tra il 7 e il 25%, che mi ha fatto schizzare in un attimo le pulsazioni fino a 167 bpm. Senza riscaldamento si è rivelata una botta micidiale.
“Se non vomito adesso, non vomito più” mi sono detto.
Non ho vomitato, e ho raggiunto una strada tagliafuoco che avevo percorso l’ultima una ventina di anni fa e che taglia orizzontalmente la montagna dietro casa mia, subito sotto il costone. Peccato solo che fosse ormai impraticabile: della vecchia carreggiata nella quale all’epoca poteva transitare senza problemi un fuoristrada è rimasto soltanto un sentierino serpeggiante largo poco più di una ventina di centimetri e contornato da cespugli di cisto e altre specie vegetali spinose non meglio identificate. Ma molto pungenti. Posso confermare.
Ho deciso comunque di passare, facendomi strada come meglio potevo e in alcune occasioni spianando il sentiero con la ruota anteriore. Mi mancava il machete ed ero a posto.
Con le gambe completamente graffiate, sono però alla fine arrivato in un paio di punti panoramici che sono valsi tutte le fatiche. Non mi ero portato appresso il supporto per la GoPro, e avevo con me soltanto l’iPhone 7 plus. Per quanto abbia un’ottima fotocamera per essere uno smartphone, resta pur sempre uno smartphone, ma del resto non avevo uno zaino adatto per trasportare la Fuji XT-1.
In fin dei conti, ecco qualche foto:
La fida Wilier poggiata alle rocce e con la spiaggia di Solanas sullo sfondo fa sempre la sua porca figura.
Qui invece un’altra foto della vallata e della spiaggia, con il promontorio di Capo Boi e la torre che appena si intravede.
Entrambe le foto sono state elaborate al volo con l’applicazione Snapseed per iPhone. Si vede che i colori non sono naturalissimi ma a me piacciono così. Perciò, fatevene una ragione.
Secondo allenamento
Oggi invece ho rimediato al cambio di programma di qualche giorno fa, e sono salito sul monte Minni Minni. Stavolta con andatura regolare e senza fare stupidaggini in salita. Temevo peggio, soprattutto con il poco allenamento e il monocorona con il 32 davanti, ma sono riuscito a fare in sella tutte le salite. E anche in questo caso il paesaggio è stato ampiamente meritevole di essere fotografato:
Un tornante particolarmente scenografico lungo il sentiero.
Sempre lei, la Wilier, fedele protagonista di queste avventure, con Villasimius e le sue spettacolari spiagge sullo sfondo.
… tanto per ribadire il concetto, ecco ancora questa perla del Sud Est Sardegna.
Se porti la MTB alla casa al mare, poi la devi usare. Altrimenti meglio lasciarla a casa. Perciò…sveglia alle 6.45, mezzo assonnato… ma chi me lo fa fare? Per giunta oggi sarebbe pure il mio primo giorno di ferie.
Ma mi devo allenare. Non si sa per quale motivo, ma mi devo allenare.
Probabilmente perché dopo che mi alleno sto meglio di prima. O forse perché sono masochista e come se non bastasse tutta la fatica che già faccio tutti i giorni ho bisogno di farne altra su base volontaria.
Forse ancora perché ho raggiunto una età nella quale ho bisogno di dimostrare qualcosa a me stesso, sentirmi giovane (?) e in forma (???) e allontanare lo spettro della vecchiaia.
Peccato che giovane non lo sia ormai più di tanto e in forma non lo sono mai stato. Forse un minimo quando ero all’università, e da vero gaggio di paese salivo in corriera tutto soddisfatto indossando una maglietta bianca a maniche corte con lo stemma Levi’s rosso sul deltoide (o meglio, nel punto nel quale ci sarebbe dovuto essere il deltoide), aderente sopra i jeans. Che le magliette fossero aderenti probabilmente era solo una mia impressione, e certamente nessun altro lo avrà notato.
Ma l’importante non è come si è ma come ci si sente.
Tornando alla vecchiaia, mi auguro di fare una vecchiaia serena, se la salute mi assiste. E se proprio mi dovrò fratturare il femore, spero che succeda cadendo dalla mountain bike a 80 anni – un po’ troppo ottimistico in effetti…. facciamo 70 anni – in un single track di Correxerbu.
Tornando a cose più immediate, mi devo allenare anche perché ho preso l’impegno di fare anche quest’anno fare la frazione di nuoto (1.500 m) e MTB (28 km) al TNatura di Orosei del prossimo 9 ottobre. E quello di Cala Ginepro e Bidderosa non è propriamente un percorso per i passeggiatori della domenica.
Mi devo allenare, insomma. Prendiamolo come dato di fatto e mettiamoci l’animo in pace.
Parte prima: la Ragione
Inforco la Wilier, aggancio i pedalini e procedo a passo regolare, senza forzare. Strada da fare ce n’è tanta, e di salita ancora di più. L’aria è fresca e frizzante, il sole ancora dietro alle montagne. Il maestrale dei giorni scorsi ha fatto scendere parecchio le temperature. Ho quasi freddo, ma so che presto passerà.
Ho ripreso da poco gli allenamenti, e fino ad ora mi sono limitato ad uscite di un’oretta e con poco dislivello. Oggi invece sono diretto a Minni Minni, una montagna di circa 700 m lungo la strada che da Solanas porta a Castiadas.
Dosare le energie è fondamentale, fin dalla partenza la strada asfaltata sale per circa 6 km con una pendenza media del 6-7%. Gran fregatura, sembra di essere in pianura ma è soltanto un’illusione ottica. La salita sebbene costante c’è e si sente nelle gambe.
Andatura regolare. Respiro non affannoso. Cadenza di pedalata superiore a 80 rpm. Rapporti agili. Frequenza cardiaca attorno ai 120 bpm.
Questo il programma che mi sono dato, e lo rispetto scrupolosamente.
Bravo.
Passo vicino ad una istituzione della zona. Il negozio di Nanda, che fa il miglior pane sardo del mondo. Da mangiare ancora rigorosamente caldo appena sfornato.
Parte seconda: la Follia
L’asfalto finalmente finisce, e adesso inizia la salita vera su sterrato. Dopo il primo tornante, con il cavalcavia a pochi metri e le auto che ci sfrecciano sopra dirette verso le spiagge e le vacanze, vedo però all’improvviso qualcosa che rovina irrimediabilmente tutti i miei buoni propositi.
In fondo alla strada, ad un centinaio di metri davanti a me, ci sono due persone che salgono in MTB. Una visione fugace, che scompare dopo pochi secondi non appena fanno la curva. Ma tanto basta per farmi mandare all’aria il mio programma.
Devo provare a raggiungerli e possibilmente superarli.
La parte razionale del mio cervello si attiva subito. Miliardi di calcoli neuronali hanno luogo in una frazione di secondo per realizzare che:
Uno: questi due non mi hanno superato, dunque erano già davanti a me;
Due: se però ora li vedo e prima no, nemmeno nel lungo rettilineo asfaltato di qualche chilometro prima, vuol dire che sto andando più veloce di loro e posso raggiungerli. La cosa è abbastanza inspiegabile, visto che procedo a una velocità imbarazzante, ma le leggi della fisica non ammettono altre spiegazioni (salvo una che mi verrà di lì a poco, e che tra poco dirò).
Fatto il suo dovere, la parte razionale si spegne di botto e si attiva il cervello primitivo. Ridicole ambizioni di Maschio alfa (ahahah… e come no!) mi spingono a dimostrare chi è il più forte.
E bravo idiota.
Abbandono dunque ogni forma di controllo e inizio a darci dentro alla grande. La salita è appena cominciata, ma è lunga e prima dello scollinamento ho qualche possibilità di raggiungerli. E superarli. Questo è l’obiettivo. E nemmeno tanto segreto.
Se anche loro sapessero che stiamo facendo una gara, magari si impegnerebbero a pedalare più forte, e mi farebbero mangiare la polvere. Ma ovviamente non lo sanno. Magari stanno facendo come me, quando ancora seguivo il programma: andatura regolare e rapporti leggeri. Ci sarebbero anche da considerare due variabili fondamentali: da dove sono partiti e dove sono diretti. Io oggi ho in mente di fare una trentina di km, questi qua magari ne vogliono fare il doppio o chissà cosa. Che stiano pedalando già da molto tempo lo escludo, visto che anche io sono partito molto presto e prima era buio.
Proseguo in questa gara con me stesso, non dichiarata e con avversari sconosciuti e che non sanno che dietro di loro c’è un mentecatto che cerca di raggiungerli. Anzi, di superarli. Diciamo le cose come stanno.
La frequenza cardiaca sale attorno ai 150 bpm, spingo con i pochi muscoli delle mie gambe, peraltro provati dagli squat fatti il giorno prima. Ebbene sì, ho da qualche giorno deciso di fare anche un pò di potenziamento muscolare, visto che sono messo parecchio male. Parecchio. Senza scherzi.
Nonostante gli sforzi, non li vedo più. Faccio una prima curva, poi una seconda, ma non si vedono. Trovo un rettilineo più lungo, ma ancora niente. Eppure mi sto impegnando.
A questo punto la parte razionale del cervello torna a fare capolino. E se quando li hai visti fossero appena ripartiti, dopo essersi fermati in salita?Sono molto più veloci di te(non che ci voglia molto, del resto), probabilmente hanno già scollinato, altro che raggiungerli.
Povero idiota.
Parte terza: la Vittoria (di Pirro)
Sto quasi per perdere le speranze, quando tutto ad un tratto ricompaiono davanti a me. Sembrano più lenti di me, quindi posso davvero farcela a raggiungerli. Anzi, a superarli!.
Pedalo con ancora più determinazione, al valico manca poco, poi inizia la discesa e non ci sarà più niente da fare.
Il contatto visivo e la distanza che si accorcia moltiplica le energie, mi avvicino ancora e scopro che quella che chiude la fila è una ragazza. La supero facilmente, salutandola in maniera disinvolta. Se solo sapesse!
Tra ciclisti ci si saluta sempre e la trovo un’usanza molto bella e civile.
Anche l’altra è una ragazza, e supero abbastanza facilmente anche lei. Pensando che fossi la compagna che stava a ruota e che la stava affiancando, quando sono un metro dietro di lei mi fa: “Che cosa ci fai qui?”, per subito rendersi conto che si trattava di uno sconosciuto. Saluto anche lei e passo al comando, ormai al valico mancano solo qualche centinaio di metri.
Per una questione di orgoglio sono obbligato a continuare a tirare, altrimenti si accorgerebbero subito che era tutta una sbruffonata. Cosa non lontana dalla verità.
La sfida è vinta, ma il fatto che fossero due ragazze ha reso l’impresa meno gloriosa. Non è una questione di maschilismo, perchè ci sono una marea di ragazze che letteralmente mi disintegrano in MTB, e non ho nessun problema ad ammetterlo. Anzi, tanto di cappello.
Ma in questo caso superare in salita due ragazze che se la prendono comoda verso il valico, e che non sanno che dietro di loro c’è un idiota che cerca di superarle, non è propriamente qualcosa di cui vantarsi. Anzi, è stata l’occasione giusta per raccontare questa storia sul mio sito e prendermi un po’ per il culo.
Vi ringrazio però di tutto cuore, ignote bikers che mi avete spronato a fare la salita a ritmo gara piuttosto che a livello cicloturistico, cosa che se non vi avessi incontrato avrei certamente fatto.
Parte quarta: la discesa e il ritorno a casa
Conquistato il valico, non potevo esimermi da scattare una foto ricordo. Utile soprattutto per riprendere il fiato.
Avendo consumato tutte queste energie nella salita, decido di lasciar perdere l’idea iniziale di salire a Minni Minni e opto per la discesa verso Castiadas. Al ritorno mi aspetta comunque una bella salita, quindi l’allenamento è assicurato. Non voglio rischiare nello sterrato che non conosco, dunque scendo in maniera controllata e prudente. In discesa sono parecchio scarso, e rischio spesso di cadere anche in tratti abbastanza facili.
Nei punti migliori mi fermo per fare qualche foto. Ecco ad esempio il sentiero che scende verso Castiadas, con sullo sfondo la sopraelevata e la bella foresta di Minni Minni:
Alla fine non arrivo nemmeno a Castiadas. Terminato lo sterrato trovo lungo la strada tre cani da pastore che mi abbaiano minacciosamente contro, non avrei problemi a superarli visto che sono in discesa e potrei prendere velocità, ma al ritorno, belli infuriati per la preda scappata poco prima e che si troverebbe costretta ad arrancare in salita, sarebbe tutta un’altra storia.
Memore anche del fatto che un altro cane mi ha morsicato al polpaccio meno di un mese fa, mentre facevo i miei sette km di corsa, decido di lasciar perdere. Faccio inversione e torno indietro. Ricomincia la salita verso il valico, stavolta dall’altro versante. E’ meno ripida di quella fatta all’andata ma comunque impegnativa. Per fortuna il paesaggio è spettacolare:
Torno a casa dopo un’ora e quarantaquattro minuti sui pedali, 26.95 Km percorsi con 614 m di ascesa, frequenza cardiaca media 125 bpm e frequenza cardiaca massima 163 bpm. Un bell’allenamento, sono soddisfatto.
In aggiunta, la stessa mattina ho fatto anche una nuotata al mare di 1126 m, con un passo di 1:56/100 m. C’è sempre parecchio da lavorare ma inizio a vedere qualche miglioramento.
Oggi ho ripreso gli allenamenti. Non è la prima volta che mi capita, quello che invece mi succede meno spesso è riuscire ad essere costante oltre le due-tre settimane. La cosa non si concilia granché con l’ambizione di preparare decentemente qualche gara di triathlon cross, ma per il momento è andata così e c’è poco da stare a recriminare.
Per la cronaca, questa volta il periodo di stop, di circa una decina di giorni, è dipeso da una brutta storta alla caviglia mentre correvo in uno sterrato all’alba. In discesa ho messo male il piede in un fosso e mi si è completamente girato il piede destro. Ho sempre avuto le caviglie deboli, e lo scarso allenamento non le ha certamente rinforzate. Ero distante circa tre km e mezzo da casa e avevo il tempo contato per andare a lavoro, per cui dopo la storta sono rientrato sempre di corsa. Non proprio la cosa migliore da fare.
Per di più, lo stesso giorno ho guidato circa cinque ore, e premere in continuazione l’acceleratore non si può propriamente considerare “tenere il piede a riposo”.
Nonostante la caviglia non fosse ancora perfetta, questa mattina ho deciso di riprendere per lo meno gli allenamenti di mountain bike.
Il manubrio pieno di polvere della fida Wilier non dovrebbe per pudore essere mostrato in foto, ma è un segno inequivocabile di tre cose:
Primo: che curo poco la pulizia della bici (lo so…. male, molto male).
Secondo: che era da una decina di giorni che non la usavo.
Terzo: che la mia velocità in discesa non è tale da consentirmi di togliere la polvere senza usare un panno morbido
Il percorso prescelto per la ripresa degli allenamenti è quello che faccio sempre quando riprendo ad uscire in bici. Un mio grande classico, insomma. Poco meno di venti chilometri per lo più pianeggianti (soltanto 219 m di dislivello complessivo) nelle colline che circondano il mio paese, con un paio di piccole e poco impegnative salitelle su asfalto. Poco impegnative se sei allenato, ovviamente. Cosa che nel mio caso non era. Un’oretta di allenamento in tutto, ma buona per riprendere piano piano la gamba.
Ecco la schermata dal mio account Training peaks con riportati profilo altimetrico, velocità (verde), cadenza di pedalata (giallo) e frequenza cardiaca (rosso).
Devo confessare un’altra cosa. Non si dovrebbe fare in un allenamento serio, ma chi se ne frega… lungo la strada mi sono fermato a fotografare questo ciuffo di erba secca residuo dopo l’incendio del campo. L’avevo adocchiato già qualche giorno fa e stavolta non ho resistito alla tentazione.
Non dico che sperassi di tirare fuori un capolavoro, ma qualcosa di meglio si. Invece la foto non è venuta un granché, però visto che non sto facendo un concorso fotografico (non ne ho mai fatto in realtà) e visto che non sono in gara con nessuno la pubblico. Tanto questo sito non lo guarda pressoché nessuno, per cui non c’è nemmeno il rischio di turbare qualcuno con una foto mediocre. E poi devo smetterla di essere sempre troppo perfezionista, tanto non riuscirò mai ad essere perfetto. E per fortuna, aggiungerei.
La prossima volta vorrei portare la GoPro, in maniera da non dovermi fermare e tirare fuori l’iPhone per immortalare (senza che ce ne sia bisogno, sono d’accordo) qualche immagine dei miei allenamenti. Non sono ancora convinto che la cosa abbia un senso particolare, però visto che questo sito è parecchio autoreferenziale…perché no?
Tornando a parlare di allenamenti per il triathlon, sempre nella giornata di oggi ho nuotato 800 metri in mare, ad un passo di 1:55/100 m. Anche nel nuoto l’allenamento è quello che è, e si vede.
Il mare era abbastanza piatto e senza correnti, e in tempi migliori avrei impiegato una decina di secondi di meno ogni 100 m. Ma l’importante è fare movimento e tenersi in forma. Niente come l’allenamento è esemplificativo della importanza della costanza e della regolarità. I progressi si fanno lentamente, a patto di non mollare e perseverare. Nello sport – in quello sano per lo meno – non puoi barare, per fortuna.