Scattare fotografie dal finestrino dell’aereo è sempre una sfida persa in partenza. Il finestrino è spesso sporco, graffiato e costituito internamente da un pezzo di plastica che non si può propriamente definire nitido come una lente Zeiss. Per giunta l’altitudine appiattisce le immagini e bisogna risistemare tutto quanto in post-produzione con significativo aumento del contrasto.
Ma la partenza da Cagliari regala delle immagini di tale bellezza, con il mosaico di colori dello stagno di Molentargius e il mare azzurro del Poetto che non è possibile restare con le mani in mano. Soprattutto quando in mano si ha un iPhone 7 Plus che ha una discreta capacità fotografica grazie alla doppia lente.
L’arrivo a Milano Linate è stato meno fotogenico…
…mentre quello del volo successivo per Londra più interessante anche se la città è troppo grigia nonostante tutto il fotoritocco che si può applicare. Con un minimo di fantasia si riconosce anche la ruota panoramica sul Tamigi, ma è una immagine davvero tirata per i capelli…
Siamo stati due giorni a Bitti, per portare nostro figlio a vedere la mostra di dinosauri Bittirex. Abbiamo inoltre scoperto poco prima di partire che nello stesso fine settimana ci sarebbero state le Cortes Apertas in occasione della manifestazione Autunno in Barbagia. Ne ho approfittato per fare qualche foto, e qualche considerazione.
Il paese è in una bella posizione, circondato da una pineta e con i monti di Lula sullo sfondo. Non è nemmeno tanto piccolo, per gli standard della Sardegna. Questa sopra è una foto di Bitti scattata dal ristorante dell’albergo Su Lithu. Dove abbiamo mangiato molto bene e siamo stati accolti in maniera impeccabile, in una sistemazione di buon livello e buongusto. Assolutamente consigliato, anche per la gentilezza del personale.
Le Cortes Apertas sono sempre una bella occasione per venire in contatto con frammenti, molto spesso troppo frammentati invero, della Sardegna più autentica. O forse mitizzata come tale. In realtà occorre mettere insieme diversi pezzi del puzzle per avere un quadro di insieme che non appaia troppo artefatto e “turistico” se non proprio “commerciale”.
A Bitti, mi dispiace dirlo, ma non ci sono riuscito. Certamente ci sono state delle cose molto interessanti, e sono poi quelle che ho cercato di ricordare tramite queste foto, ma nel complesso il paese non ha una identità propria che lo distingua da troppi altri paesi della Sardegna privi di un proprio stile urbanistico e architettonico, di una propria memoria e di una propria identità precisa.
Sia ben chiaro che non si tratta di una critica, ma di una constatazione. Un po’ amara forse. Peraltro, giusto perché non sembri che si tratti di una questione di campanilismo, tengo a precisare che il paese dove abito non rappresenta una eccezione a questa regola. Anzi, semmai è ancora meno autentico dei paesini dell’interno, che in qualche modo, in qualche piccolo dettaglio, si sono ancora salvati dall’appiattimento e dal cemento selvaggio, per non parlare dell’incompiuto e degli intonaci non completati, delle case lasciate a metà e del pressapochismo generale che talora denota scarsa cura di casa propria e del senso del bello. La povertà ha avuto di certo un ruolo preponderante in tutto ciò, e si è pensato a sbarcare il lunario piuttosto che rifinire la propria abitazione. Si è fatto quello che si è potuto, indubbiamente. Ma oltre a questo temo che sia anche un problema culturale più vasto. Di arretratezza, in qualche modo.
Forse la mia visione è distorta dall’approccio fotografico. I paesini tipici sono più belli da fotografare, ma gli abitanti di quei paesi non sono certamente comparse di Disneyland, e in quei paesi hanno vissuto le loro vite, con i loro momenti di splendore e miseria, e fatto quello che hanno potuto. Di sicuro non hanno pensato a conservare il paese come doveva essere cinquant’anni fa soltanto per far contenti i turisti. O i fotografi della domenica come me. E come biasimarli?
Insomma, questa visita alle Cortes Apertas di Bitti è stata un po’ dominata da sentimenti contrastanti. L’autenticità l’ho trovata più nelle persone che nelle case, più nei discorsi che nel paese. E questo è stato molto importante. Bello è stato anche mangiare dell’ottima salsiccia e vitella appena arrostita, insieme a del pecorino ottimo, in una tavolata sotto i noci di un cortile, mentre un maestrale implacabile faceva volare tutto quanto. Alla prossima, Bitti. Torneremo, anche per visitare il santuario di Romanzesu e le altre ricche testimonianze archeologiche nuragiche della zona.