Domani è un altro giorno

Capolavoro.

È uno di quei giorni che
Ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai
Ma prego e penso fra di me
Proviamo anche con dio, non si sa mai

E non c’è niente di più triste
In giornate come queste
Che ricordare la felicità
Sapendo già che è inutile
Ripetere “chissà?
Domani è un altro giorno, si vedrà”

È uno di quei giorni in cui
Rivedo tutta la mia vita
Bilancio che non ho quadrato mai
Posso dire d’ogni cosa
Che ho fatto a modo mio
Ma con che risultati non saprei

E non mi son servite a niente
Esperienze e delusioni
E se ho promesso, non lo faccio più
Ho sempre detto in ultimo
Ho perso ancora ma
Domani è un altro giorno, si vedrà

È uno di quei giorni che
Tu non hai conosciuto mai
Beato te, si beato te
Io di tutta un’esistenza
Spesa a dare, dare, dare
Non ho salvato niente, neanche te

Ma nonostante tutto
Io non rinuncio a credere
Che tu potresti ritornare qui.
E come tanto tempo fa
Ripeto: chi lo sa?
Domani è un altro giorno, si vedrà.

E oggi non m’importa
Della stagione morta
Per cui rimpianti adesso non ho più.
E come tanto tempo fa
Ripeto: chi lo sa?
Domani è un altro giorno, si vedrà.

Domani è un altro giorno, si vedrà

© Ornella Vanoni – Giorgio Calabrese – Jerry Chesnut

Luna

© germinazioni

Questa volta mi sono superato nell’infrangere tutte le regole del normale buon senso fotografico, ma il risultato non mi dispiace.

Fuji XT-1 con convertitore Metabones + Nikon teleconverter 1.7 X + Nikon 300 mm, scatto a mano libera (!!) con esposizione e messa a fuoco manuale e  teleobiettivo poggiato su una bacinella al contrario (lo so, lo so…)

Il senso delle cose

Non è niente, non è niente,
niente che si possa dire,
passerà anche questa volta.
Non è niente, non è niente,
è difficile spiegare, uscirò da questa porta.

Non è niente, non è niente,
voglio essere leggera, salirò sul mio cavallo
anche senza l’armatura, sfiderò ogni tempesta
poi ritroverò la strada, per sentire il sole.

Non importa, non importa, so che sei molto impegnato,
ci vedremo un’altra volta
e riavvolgeremo il tempo, tanto anch’io
avrò da fare, devo riordinare il mondo,
quello che mi è cresciuto dentro
per sentire il sole. Per sentire il sole.

Il senso delle cose si nasconde dietro alle persone.
Il senso delle cose
si racconta con parole silenziose.

E tu lo vuoi sentire il sole?
Il senso delle cose si racconta con parole nuove,
si racconta con parole silenziose

© Cristina Donà – Così vicini – 2014

La Domus de janas “Acqua ‘e is dolus”

Durante una delle tante uscite in MTB nella pineta di Sinnai  ho scoperto qualche anno fa una bellissima domus de janas chiamata “Acqua ‘e is dolus”, ovvero l’acqua dei dolori. Il nome origina dal fatto che, tranne che nella stagione più secca, la piccola cavità scavata nel granito (tra il 2.700 e il 4.000 a.C.) è sempre piena d’acqua, per via di una falda sotterranea e per il ristagno dell’acqua piovana, e si è attribuito a queste acque un effetto curativo.

Come si può vedere dal video qui sopra, è costituita da due camere, alte meno di un metro. Se trovarla, andate nella zona chiamata “Landireddus” e poi cercate il piccolo cartello in legno che ne segnala la presenza. E’ particolarmente fotogenica al tramonto.

© germinazioni

Riso sardonico

© germinazioni

Secondo una delle interpretazioni più accreditate, questo termine, ad indicare una risata amara, è stato utilizzato per la prima volta da Omero nell’Odissea, in riferimento ad Ulisse che sogghigna dopo aver schivato una zampa di bue lanciatagli contro da Ctesippo. (….ma Ulisse, chinando agilemente la testa, pervenne a schivarlo. E nel cuore amaramente sorrise).

© Pascale et Michel Guinchard

Qualche anno fa sono state individuate delle tossine, contenute nel comune finocchio d’acqua (oenanthe fistulosa), che sembrerebbero capaci di causare la contrazione dei muscoli del viso nel tipico ghigno descritto in tante maschere fenicie, come quella della mia foto qui sopra, scattata proprio ad un murale di San Sperate, dove peraltro è stata ritrovata.