The mule

Nello stesso volo in cui ho visto “A star is born”, ho guardato anche “The mule”, di e con il leggendario Clint Eastwood. Per quanto la risoluzione del monitor del 777 fosse scarsa quanto quella della nostra compagnia di bandiera di offrire finalmente un servizio degno di questo nome, il film mi è piaciuto, anche se non mi ha entusiasmato. Mi è sembrato comunque poco credibile (con i limiti rappresentati dalla visione di un film in un aereo, con tutte le distrazioni che ci sono, nonché dalla mia incompetenza al riguardo) in certe dinamiche psicologiche, e con un ravvedimento del protagonista scarsamente motivato. Ma del resto è cinema, e va tutto bene.

Quello che più mi è rimasto è la metafora dei fiori: per un certo tempo necessitano di molte cure prima che possano sbocciare, in tutta la loro effimera bellezza e unicità, per poi morire subito dopo. Al contrario di una famiglia, per costruire la quale non basta una vita.

Shallow… ancora contro la superficialità

Nel lungo viaggio da Roma a Los Angeles, dove abbiamo fatto scalo prima di partire per Honolulu, ho visto “A star is born”, un bel remake con una inaspettata e sorprendente Lady Gaga e Bradley Cooper in veste di regista e attore protagonista.

Uno dei temi centrali del film, soprattutto nella prima parte, é l’importanza di andare oltre la superficie delle cose, persone o situazioni che siano. Essere coerenti con se stessi, non avere paura di dire quello che si pensa, non essere conformisti e disposti a rinunciare alla propria identità pur di sfondare in uno degli ambienti più spietati della nostra epoca , quello del mondo dello spettacolo.

La canzone principale, che ha vinto meritatamente il premio Oscar, é la bellissima e struggente “Shallow”, di cui riporto di seguito il testo perchè merita:

Tell me somethin’, girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there somethin’ else you’re searchin’ for?

I’m falling
In all the good times I find myself
Longin’ for change
And in the bad times I fear myself

Tell me something, boy
Aren’t you tired tryin’ to fill that void?
Or do you need more?
Ain’t it hard keeping it so hardcore?

I’m falling
In all the good times I find myself
Longing for change
And in the bad times I fear myself

I’m off the deep end, watch as I dive in
I’ll never meet the ground
Crash through the surface, where they can’t hurt us
We’re far from the shallow now

In the shallow, shallow
In the shallow, shallow
In the shallow, shallow
We’re far from the shallow now

Oh, oh, oh, oh
Whoah!

I’m off the deep end, watch as I dive in
I’ll never meet the ground
Crash through the surface, where they can’t hurt us
We’re far from the shallow now

In the shallow, shallow
In the shallow, shallow
In the shallow, shallow
We’re far from the shallow now

Casa Gramsci a Ghilarza

Dopo tanti anni che mi ripromettevo di farlo, il giorno in cui sono tornato al pozzo sacro di Santa Cristina sono anche finalmente riuscito a visitare la casa natale di Antonio Gramsci a Ghilarza.

Era prima di pranzo, ed ero completamente da solo. Perfetto. Al primo piano si trova la stanza da letto e un paio di piccole camere con reperti storici, fotografie e scritti, secondo un percorso cronologico che ricostruisce le tappe fondamentali di questo nostro straordinario conterraneo.

La riproduzione di una delle sue frasi più belle e significative è stata opportunamente riportata su un pannello di plexiglass:

La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.

Antonio Gramsci

C’erano poi le riproduzioni (?) di alcune delle opere più importanti di Gramsci, come i Quaderni dal carcere, le riviste torinesi e molto altro. Tornato al piano terra speravo di trovare una ricca libreria e biblioteca dove acquistare qualche libro di Gramsci (mio padre in realtà ce li ha già tutti, ma volevo qualcosa anche di mio), invece sono rimasto piuttosto deluso. Pochissimi libri in vendita, e male organizzati.

Era forse la prima volta che visitavo la casa di uno scrittore, o almeno così mi sembra di ricordare. Che significato può avere visitare la casa di un intellettuale, visto che il suo lascito è rappresentato dalle opere che ha scritto e dalla vita che ha vissuto, e non certo dai suoi oggetti materiali? Lo scopo dovrebbe appunto essere quello di rappresentare un centro culturale che ne tiene viva la memoria e la trasmette alle nuove generazioni. Da questo punto di vista a mio parere la casa di Gramsci non assolve appieno a quella che dovrebbe essere la sua funzione principale. E’ anche vero che in tempi come questi attuali va già bene così, e con i fondi sempre più scarsi destinati alla cultura è un piccolo miracolo che questa casa museo resista ancora. Gli abitanti di Ghilarza dovrebbero essere orgogliosi di questo piccolo tesoro, con la speranza di riuscire a valorizzarlo ancora meglio.