La storia di Mary Anning è sorprendente. L’ho scoperta per la prima volta leggendo “Breve storia di quasi tutto” di Bill Bryson, un libro “eccezionalmente piacevole”, per riportare la recensione del The Times.
Un’infanzia travagliata
Nata nel 1799 a Lyme Regis, in Inghilterra, in una famiglia molto povera, insieme al fratellino Joseph fu l’unica ad arrivare all’età adulta. Gli altri nove fratelli e sorelle morirono tutti prima di arrivare ai cinque anni, molti di malattia e altri di disgrazia. Uno dei fratelli morì all’età di quattro anni quando la madre lo lasciò solo per alcuni minuti in una stanza con il pavimento ricoperto di trucioli, che prese accidentalmente fuoco a causa di una scintilla.
Erano tempi duri, e anche Mary Anning rischiò di fare una brutta fine. Quando aveva poco più di un anno, si trovava in braccio ad Elizabeth Haskings, una amica di famiglia, quando scoppiò un temporale. Elizabeth e altre due donne si ripararono sotto un albero, con la bimba sempre in braccio. Vennero colpite da un fulmine e morirono tutte. Tranne Mary Anning.
Imparò a malapena a leggere e a scrivere, ma fu istruita fin da piccola dal padre, falegname ed ebanista, a ricercare, estrarre dalle rocce e ripulire piccoli fossili, soprattutto ammoniti, di cui le scogliere del Dorset erano particolarmente ricche.
All’epoca non si capiva ancora bene cosa fossero, ma i turisti erano lieti di acquistare queste curiosità naturali come souvenir. Alcuni credevano anche che queste strane pietre, chiamate snake-stones per motivi facilmente immaginabili, avessero misteriose proprietà medicinali.
La prima incredibile scoperta
Quando Mary Anning aveva soltanto undici anni, il padre morì, secondo alcuni di tubercolosi secondo altri cadendo da una scogliera mentre cercava ammoniti. Quel che è certo è che lasciò la famiglia nella miseria. Per racimolare qualche soldo, Mary e il fratello continuarono a cercare fossili, e fu proprio Joseph nel 1811 a scoprire tra le rocce un cranio, lungo più di un metro, di uno strano animale. Nei mesi successivi Mary Anning riuscì pazientemente, e con una abilità fuori dal comune tenuto conto degli strumenti rudimentali di cui disponeva, a estrarre l’intero corpo dell’animale. Non sapendo bene come classificarlo, venne identificato come una strana specie di coccodrillo e venduto al collezionista di curiosità naturali William Bullock.
Fu finalmente Charles Konig, un naturalista del British Museum, a capire che non si trattava di un coccodrillo e a dare il nome allo strano rettile marino: Ichthyosaurus platyodon (ittiosauro, per gli amici).
E non finisce qui…
Nel 1820 scoprì il primo scheletro di plesiosauro, e riuscì a ricostruirlo in maniera talmente mirabile, come si può osservare al “Sedgwick Museum” di Cambridge dove è tuttora esposto, che l’esploratore tedesco Ludwig Deichart la soprannominò «la principessa della paleontologia».
Talmente sorprendente era questo ritrovamento di un animale mai visto prima, addirittura con 35 vertebre cervicali, che ci fu anche chi accusò Mary Anning di falsificare i reperti, come il naturalista francese Georges Cuvier, all’epoca considerato la massima autorità in materia. Poco tempo dopo Mary Anning scoprì un altro scheletro completo e Cuvier non poté far altro che rimangiarsi le proprie accuse, affermando anzi che si trattava della “creatura più sorprendente che sia stata mai scoperta”.
Nel 1828 scoprì il primo scheletro di pterosauro e la sua fama crebbe a tal punto da far scrivere a Lady Harriett Silvester nel 1824: “Meraviglioso esempio del favore divino, quella povera ragazza ignorante… grazie alle sue letture e alla sua diligenza, è arrivata a un grado di conoscenza tale da potersi intrattenere con professori ed altre persone competenti, e tutti riconoscono che ne capisce più di scienza di chiunque altro nel regno».
I riconoscimenti, finalmente
Nel 1830 Henry De la Beche dipinse un celebre acquerello, il Duria Antiquior, nel quale sono rappresentati gli animali scoperti da Mary Anning nel loro ambiente naturale:
Grazie alle sue scoperte si ebbe la conferma per la prima volta che la Terra era incredibilmente più antica di quanto allora si pensasse, e che c’era stata un’epoca nella quale i rettili dominavano la terra, il cielo e il mare. Questa bambina di umili origini diede un contributo fondamentale alla geologia e alla teoria dell’evoluzione, nonché al riconoscimento del ruolo delle donne anche il campo scientifico.
La vendita di questi fossili portò a Mary Anning un discreto benessere economico, sebbene tra alterne fortune, e continuò pertanto a cercarli per tutta la vita. Le scogliere erano però impervie ed estremamente pericolose, tanto più tenendo conto del fatto che il periodo dell’anno più propizio per la ricerca dei fossili era l’inverno, quando le intemperie provocavano piccole frane che esponevano le rocce sottostanti. Fu proprio durante una di queste frane che Mary Anning rischiò di perdere la vita. Riuscì a salvarsi, ma non così il suo amato cane Tray. Morì invece di cancro al seno a 47 anni.
Ed eccola qui la nostra Mary Anning, nel più celebre quadro che la ritrae. Con la picozza in mano, un ammonite, un teschio fossile e il fedele Tray ai suoi piedi:
E per finire, se volete divertirvi, provate a pronunciare velocemente il famoso scioglilingua inglese a lei ispirato:
She sells seashells on the seashore
The shells she sells are seashells, I’m sure
So if she sells seashells on the seashore
Then I’m sure she sells seashore shells