La Luna ed io

Mi piace la Luna. Se ne sta lassù in alto, lontana dalle miserie di noi poveri terricoli, bellissima e irraggiungibile. Mi sarebbe piaciuto andarci, ma resterà soltanto un sogno che non si realizzerà mai. Posso però contemplarla e farmi ispirare, ed è una grandissima fortuna anche questa, della quale sarò sempre grato.

Cuando sale la luna
se pierden las campanas
y aparecen las sendas
impenetrables.

Cuando sale la luna,
el mar cubre la tierra
y el corazón se siente
isla en el infinito.

Federico Garcia Lorca

C’è un passo di “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di Safran Foer nel quale si dice una grandissima verità, che mi ha colpito con la forza che hanno le rivelazioni più grandi e improvvise: la cosa più importante dello sbarco sulla Luna è stata la possibilità di vedere per la prima volta…. la Terra.

© NASA – The blue marble (Apollo 17) 1972

Un minuscolo e insignificante puntino disperso nello spazio, rannuvolato, confuso e contraddittorio. Ma preziosissimo e di cui avere la massima cura. L’unico che abbiamo.

La Luna è sempre lassù, bellissima e irraggiungibile. Con i piedi per terra continuerò ad ammirarla e ringraziarla: guardando lei capisco meglio me stesso.

Un problema di senso

Avvertenza: questo articolo è stato scritto nel bel mezzo di quella fase cosiddetta postprandiale, caratterizzata da un aumentato afflusso di sangue all’intestino e conseguente minore apporto di ossigeno al cervello. L’Autore declina pertanto ogni responsabilità sui contenuti e si appella al buon senso dei suoi Lettori (siete quattro gatti, lo so, per cui posso anche elargire maiuscole a piene mani).

Ma veniamo al dunque: da un libro che sto leggendo ho realizzato una cosa che già sapevo ma alla quale non avevo mai pensato in questi termini, e cioè i molteplici significati della parola “senso”. Ne prendo qui soltanto tre, tra quelli più comuni:

  1. stato d’animo, sensazione;
  2. significato;
  3. direzione.

E questo è il problema. Anzi, i problemi. Perché trovandomi in uno stato d’animo particolare che dipende dal non riuscire a trovare un significato sufficientemente valido in quello che faccio e una chiara direzione nella quale andare, scopro che i problemi sono tre e non uno. Male.

Peggio ancora: considerando anche il fatto che ho la brutta sensazione di non riuscire a risolverli tanto facilmente, i problemi sono già diventati quattro. Che poi in realtà avevo sempre sentito parlare dei cinque sensi… qualcosa non torna. E chissà perché ho come un sesto senso, cari Lettori, che considererete questo articolo particolarmente delirante.

Ok, avete ragione, ma evitate per cortesia le battutine al riguardo. Evitate soprattutto i doppi sensi, altrimenti non la finiamo più.

Incertezza consapevole

Estrapolo qui alcune riflessioni che condiviso dalla recente intervista “La paura è la maestra che ci insegna a cambiare le cose” di Gianrico Carofiglio su Repubblica.

Se guardo indietro, nel passato remoto, o in quello recente quando questa vicenda era già cominciata, i miei comportamenti più stupidi sono consistiti nell’esprimere un’opinione quando avrei fatto bene a non parlare o a non scrivere. Meglio ancora: quando avrei fatto bene a non avere nessuna opinione, in mancanza di conoscenze sufficienti. Quando avrei fatto bene a stare nell’incertezza consapevole e vigile, invece di praticare un’inconsapevole improntitudine.

Gianrico Carofiglio

Parlare il meno possibile

Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.

Italo Calvino – Lezioni americane