Categoria: Pensieri
Là dove vorrei essere
Con la tristezza alle spalle e la Vita meravigliosa davanti.
Nella notte buia dell’anima
Nella notte veramente buia dell’anima
Francis Scott Fitzgerald – “L’età del jazz”
sono sempre le tre del mattino.
La felicità è una cosa semplice
Guardo le nuvole che corrono veloci nel cielo. La luna appare e scompare dietro di loro, poi di nuovo appare. La felicità è una cosa semplice.
Giocati tutto per amore
Giocati tutto per amore
Rumi
se sei un vero essere umano,
altrimenti lascia questo consesso:
i cuori tiepidi non sono ammessi alla maestà.
La Luna ed io
Mi piace la Luna. Se ne sta lassù in alto, lontana dalle miserie di noi poveri terricoli, bellissima e irraggiungibile. Mi sarebbe piaciuto andarci, ma resterà soltanto un sogno che non si realizzerà mai. Posso però contemplarla e farmi ispirare, ed è una grandissima fortuna anche questa, della quale sarò sempre grato.
Cuando sale la luna
se pierden las campanas
y aparecen las sendas
impenetrables.Cuando sale la luna,
Federico Garcia Lorca
el mar cubre la tierra
y el corazón se siente
isla en el infinito.
C’è un passo di “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di Safran Foer nel quale si dice una grandissima verità, che mi ha colpito con la forza che hanno le rivelazioni più grandi e improvvise: la cosa più importante dello sbarco sulla Luna è stata la possibilità di vedere per la prima volta…. la Terra.
Un minuscolo e insignificante puntino disperso nello spazio, rannuvolato, confuso e contraddittorio. Ma preziosissimo e di cui avere la massima cura. L’unico che abbiamo.
La Luna è sempre lassù, bellissima e irraggiungibile. Con i piedi per terra continuerò ad ammirarla e ringraziarla: guardando lei capisco meglio me stesso.
Un problema di senso
Avvertenza: questo articolo è stato scritto nel bel mezzo di quella fase cosiddetta postprandiale, caratterizzata da un aumentato afflusso di sangue all’intestino e conseguente minore apporto di ossigeno al cervello. L’Autore declina pertanto ogni responsabilità sui contenuti e si appella al buon senso dei suoi Lettori (siete quattro gatti, lo so, per cui posso anche elargire maiuscole a piene mani).
Ma veniamo al dunque: da un libro che sto leggendo ho realizzato una cosa che già sapevo ma alla quale non avevo mai pensato in questi termini, e cioè i molteplici significati della parola “senso”. Ne prendo qui soltanto tre, tra quelli più comuni:
- stato d’animo, sensazione;
- significato;
- direzione.
E questo è il problema. Anzi, i problemi. Perché trovandomi in uno stato d’animo particolare che dipende dal non riuscire a trovare un significato sufficientemente valido in quello che faccio e una chiara direzione nella quale andare, scopro che i problemi sono tre e non uno. Male.
Peggio ancora: considerando anche il fatto che ho la brutta sensazione di non riuscire a risolverli tanto facilmente, i problemi sono già diventati quattro. Che poi in realtà avevo sempre sentito parlare dei cinque sensi… qualcosa non torna. E chissà perché ho come un sesto senso, cari Lettori, che considererete questo articolo particolarmente delirante.
Ok, avete ragione, ma evitate per cortesia le battutine al riguardo. Evitate soprattutto i doppi sensi, altrimenti non la finiamo più.
Incertezza consapevole
Estrapolo qui alcune riflessioni che condiviso dalla recente intervista “La paura è la maestra che ci insegna a cambiare le cose” di Gianrico Carofiglio su Repubblica.
Se guardo indietro, nel passato remoto, o in quello recente quando questa vicenda era già cominciata, i miei comportamenti più stupidi sono consistiti nell’esprimere un’opinione quando avrei fatto bene a non parlare o a non scrivere. Meglio ancora: quando avrei fatto bene a non avere nessuna opinione, in mancanza di conoscenze sufficienti. Quando avrei fatto bene a stare nell’incertezza consapevole e vigile, invece di praticare un’inconsapevole improntitudine.
Gianrico Carofiglio
Arriverà mai?
Un tempo che scorre senza altro intento che lasciare che i sentimenti e i pensieri si sedimentino, maturino, si distacchino da ogni impazienza e da ogni contingenza effimera.
Italo Calvino – Lezioni americane
Parlare il meno possibile
Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.
Italo Calvino – Lezioni americane