Ancora sul Capodanno

Questo testo mi era sfuggito ma anche se in ritardo mi sembra molto opportuno.

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. […]

Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. 

Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano.

Antonio Gramsci, 1916 – Avanti!

Siddharta e la foglia

“Sorrise e levò lo sguardo a una foglia di pippala stagliata contro il cielo azzurro, la cui punta ondeggiava verso di lui come se lo chiamasse.

Osservandola in profondità, Gautama vi distinse chiaramente la presenza del sole e delle stelle, perché senza sole e senza stelle quella foglia non sarebbe mai esistita. E vide la terra, il tempo, lo spazio: tutti presenti nella foglia. In verità, in quel momento preciso, l’universo intero si manifestava nella foglia. La realtà della foglia era un miracolo stupefacente.

Vide che è l’esistenza di tutte le cose a rendere possibile l’esistenza di ciascuna cosa.

L’uno contiene il tutto e il tutto è contenuto nell’uno. La foglia e il suo corpo erano una cosa sola. Nessuno dei due possedeva un sé permanente e separato, nessuno dei due poteva esistere indipendentemente dal resto dell’universo.

Vedendo la natura interdipendente di tutte le cose, Siddhartha ne vide perciò la natura vuota: tutte le cose sono vuote di un sé separato e isolato. Comprese che la chiave della liberazione sta nei due principi dell’interdipendenza e del non sé.

Illuminando i fiumi delle percezioni, Siddhartha comprese che l’impermanenza e l’assenza di un sé sono le condizioni indispensabili alla vita. Senza impermanenza, senza mancanza di un sé, nulla potrebbe crescere ed evolversi. Se un chicco di riso non avesse la natura dell’impermanenza e del non sé, non potrebbe trasformarsi in una piantina. Se le nuvole non fossero prive di un sé e impermanenti, non potrebbero trasformarsi in pioggia. Senza natura impermanente e priva di un sé, un bambino non potrebbe diventare un adulto.

Quindi accettare la vita significa accettare l’impermanenza e l’assenza di un sé.

La causa della sofferenza è la falsa nozione della permanenza e di un sé separato.

Vedendo ciò, Siddhartha giunse alla comprensione che non c’è né nascita né morte, né creazione né distruzione, né uno né molti, né dentro né fuori, né grande né piccolo, né puro né impuro. Sono tutte false distinzioni create dall’intelletto. Penetrando nella natura vuota delle cose, le barriere mentali vengono scavalcate e ci si libera dal ciclo della sofferenza

Asvaghosa – Buddhacarita, iii, 22

Auguri ricevuti per il nuovo anno

Grazie Benigno per gli auguri disegnati, e grazie Teresa per questo bellissimo testo che mi hai inviato.

Non vi auguro un anno meraviglioso in cui tutto è buono: questo è un pensiero magico, infantile, utopico”. 

Vi auguro di avere il coraggio di guardarvi e di amarvi così come siete. 

Che abbiate abbastanza autostima per combattere molte battaglie, e l’umiltà di sapere che ci sono battaglie impossibili da vincere che non vale la pena di combattere. 

Vorrei che poteste accettare che ci sono realtà immutabili, e che ce ne sono altre, che se uscite dal ruolo del reclamo, potete cambiare. 

Che non vi permettiate il “non posso” e che riconosciate i “non voglio”.

Vi auguro di ascoltare la vostra verità, e di dirla, con la piena consapevolezza che è solo la vostra verità, non quella dell’altro.

Che ci si esponga a ciò che si teme, perché è l’unico modo per superare la paura.

Che si impari a tollerare i “punti neri” dell’altro, perché anche tu hai i tuoi, e questo annulla la possibilità di rivendicare.

Non condannarti per aver commesso errori, non sei onnipotente.

Non mi auguro che il 2020 vi porti la felicità.

Vi auguro di essere felici, qualunque sia la realtà che state vivendo.

La felicità è la via, non l’obiettivo

Mirta Medici

Quattro frasi di Antoine de Saint-Exupéry

Le favole sono fatte così. Una mattina ti svegli e ti dici: «Era solo una favola…» Sorridi di te: ma nel profondo non sorridi affatto. Sai bene che le favole sono l’unica verità della vita.

Antoine de Saint-Exupéry – Lettere ad una sconosciuta

Amica mia, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace… Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo.

Antoine de Saint-Exupéry – Cittadella

Forse l’amore è l’atto del mio condurti gentilmente di nuovo a te stessa.

Antoine de Saint-Exupéry – Cittadella

Guarderai le stelle, la notte. È troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle… Tutte, saranno tue amiche.

Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe

Nel preciso momento in cui

© germinazioni

Si va avanti. E il tempo, anche lui va avanti; finché dinnanzi si scorge una linea d’ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata indietro. Questo è il periodo della vita in cui è probabile che arrivino i momenti di cui ho parlato. Quali momenti? Momenti di noia, ecco, di stanchezza, di insoddisfazione. Momenti precipitosi.

Joseph Conrad – La linea d’ombra