Eravamo nella vecchia casa e ricordo ancora bene quando appresi la notizia del naufragio dal telegiornale, poco dopo la mezzanotte del 13 gennaio 2012.
In quel periodo ipotizzavamo di fare una crociera da qualche parte, sembrava un tipo di vacanza adatto per genitori di un bambino di un anno e poco più. Forse per quel motivo la notizia mi colpì così tanto. O forse si trattava di un evento talmente paradossale – una nave da mezzo miliardo di dollari che nonostante tutte le più moderne tecnologie va a schiantarsi contro gli scogli – che mi avrebbe colpito a prescindere anche se non ci fosse stato un interesse specifico. Non lo so, ed è irrilevante. Ma anche questo blog lo è, perciò racconto quello che mi pare e siamo a posto così.
Ad accrescere la curiosità, pochi giorni dopo scoprimmo che tra i naufraghi c’era anche una giovane coppia che conoscevamo, titolari della rosticceria dove andiamo abitualmente qui in paese. Li continuo a vedere abbastanza spesso, e ogni volta mi verrebbe la curiosità di sapere che storia hanno da raccontare. Sono riusciti a scendere con le prime scialuppe, quando la situazione era ancora relativamente tranquilla? Hanno vissuto i momenti di panico quando la nave si è infine inclinata? Dove sono stati ospitati sull’isola del Giglio? Ma non ho sufficiente confidenza, e in ogni caso non sono cose da chiedere mentre si ritirano pollo arrosto e patatine.
E comunque, a parte questa curiosità iniziale, di questa storia non ne avevo poi conosciuto i dettagli e le dinamiche. Ho recuperato nelle ultime settimane, perchè mi è capito di ascoltare, andando in auto a lavoro o passeggiando con il cane nei sentieri della pineta, due ottimi podcast. Il primo è “Il mondo addosso” di Matteo Caccia, autore che ha fatto altri podcast che mi sono piaciuti parecchio anche in passato. Ottimamente confezionato, racconta le storie degli abitanti dell’Isola del Giglio e l’impatto sulle loro vite che questa cosa così assurda ha determinato per loro.
Il secondo, “Il dito di Dio. Voci dalla Concordia” di Pablo Trincia oltre agli audio originali della cabina di comando e della capitaneria raccoglie una serie di testimonianze di alcuni naufraghi, ed è altrettanto ben fatto e interessante.
Oltre a trattarsi in primo luogo di una storia drammatica, che ha causato la morte di 32 persone e chissà quanti altri traumi psicologici, è anche istruttiva ed emblematica di molto altro. Il comandante Schettino, ormai diventato sinonimo dello sprovveduto scriteriato irresponsabile che ricopre ruoli di comando, e che per una leggerezza incosciente si rovina la vita e una carriera fino ad allora impeccabile. La figuraccia internazionale della telefonata con De Falco. Il tentativo di minimizzare dell’unità di crisi di Costa Crociere, principale motivo della morte dei passeggeri. La passività di tutti gli altri ufficiali in comando, che non intervennero per dare l’ordine di evacuazione anche quando ormai la situazione era palesemente compromessa. Gli interessi economici in gioco, perché se avessero chiamato i rimorchiatori avrebbero speso centinaia di milioni di dollari da riconoscere loro per il salvataggio. La fortuna sfacciata del vento di grecale che riporta la nave, senza motore e non più manovrabile dopo lo scontro con gli scogli, a poggiarsi su altri scogli quasi verso il porto dell’isola evitando così di affondare in mare, cosa che avrebbe verosimilmente provocato la morte di moltissime più persone.
L’assurdità di tutto questo vale l’ascolto di questi due podcast.