Amelia Earhart, l’isola Howland e l’isola Macquarie: un’altra delle coincidenze di cui mi piace parlare su questo blog. Qualche giorno fa guardavamo con grande spasso di mio figlio “Una notte al museo 2”, e tra i vari personaggi compariva proprio la famosa aviatrice, interpretata da Amy Adams. Non so per quale motivo, l’ho cercata allora su Wikipedia e ho scoperto che Amelia Earhart scomparve nel nulla nel 1937 durante l’avvicinamento finale all’isola Howland, nel tentativo di circumnavigazione del globo seguendo la rotta più lunga mai effettuata, pari a circa 47.000 km.
Ho quindi cercato nell’Atlante delle Isole Remote di Judith Schalansky l’Isola Howland, e ho scoperto che essa si trova, guarda un po’, proprio nella pagina precedente all’Isola Macquarie, della quale ho parlato qualche giorno fa in questo articolo. Come se poi non bastasse, il giorno successivo ho letto sul Post la traduzione di un articolo di Cleve R. Wootson Jr., uscito sul The Washington Post, nel quale si formulano nuove ipotesi sulla morte di Amelia Earhart. Insomma, ce n’era abbastanza per incuriosirmi e fare qualche ricerca sulla storia dell’aviatrice e sulle isole del Pacifico di cui si parlava.
La scomparsa di Amelia Earhart
Era l’epoca d’oro dell’aviazione, quella pionieristica nella quale c’erano ancora record da battere e trasvolate ancora mai tentate. Amelia Earhart era l’eroina nazionale americana. Prima donna ad avere attraversato l’Atlantico nel 1928. Prima donna ad effettuare la trasvolata in solitaria dell’Atlantico nel 1931. Prima donna ad attraversare gli Stati Uniti senza scalo nel 1932. Prima donna ad effettuare la trasvolata del Pacifico. Una leggenda vivente.
Alla mezzanotte del 2 luglio 1937, Amelia Earhart e il secondo navigatore Fred Noonan, fecero alzare in volo il Lockheed Electra L10, da lei appositamente modificato, dalla pista di Lae, in Nuova Guinea. La loro destinazione, dopo 4.113 km di volo sopra l’Oceano Pacifico, sarebbe dovuta essere un minuscolo e quasi invisibile fazzoletto di terra disperso nel mare infinito. Un atollo disabitato di pochi chilometri quadrati, chiamato Isola Howland.
L’Isola Howland
Con un fuso orario UTC-12 è l’ultimo posto al mondo in cui avviene il cambio della data. Volendo festeggiare il Capodanno in quest’isola, dovrete armarvi di pazienza e aspettare un giorno in più.
Ma non era questa peculiarità dell’isola che interessava Amelia Earhart. L’Isola Howland, e basta guardarla dal cielo per capirlo, sembra esser stata disegnata apposta per essere una perfetta pista di atterraggio in mezzo al nulla. Allungata, perfettamente piatta e priva di vegetazione.
Il problema è che è piccola, troppo piccola. Quasi invisibile. Basta una nuvola qualsiasi per nasconderla alla vista. Negli anni ’30 le tecniche di navigazione aerea erano ancora pionieristiche, e per tale motivo il cutter USCGC Itasca della United States Coast Guard avrebbe dovuto guidare il Lockheed Electra fino all’Isola Howland tramite navigazione radio.
Ma qualcosa andò storto, e alle 07.42 del 2 luglio Amelia Earhart trasmise via radio:
“Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi — ma il carburante si sta esaurendo. Non siamo riusciti a raggiungervi via radio. Stiamo volando a 1.000 piedi “
L’Itasca inviò segnali in codice Morse, ma dall’aereo non riuscirono a determinarne la direzione. Alle 08:43 arrivò un nuovo messaggio dalla aviatrice:
“Siamo sulla linea 157 337. Ripeteremo questo messaggio. Ripeteremo questo messaggio a 6210 kHz. Attendete».
Poco tempo arrivò l’ultimo messaggio dal Lockheed Electra:
“Stiamo volando in linea nord e sud”
Dopodiché, le tracce di Amelia Earhart si persero per sempre. Per le ricerche il presidente Roosvelt schierò 9 navi e 66 aerei, per un costo di vari milioni di dollari dell’epoca. Ma senza successo.
Negli anni successivi sono state avanzate innumerevoli ipotesi sulla scomparsa di Amelia Earhart. La più accreditata è quella dell’incidente e affondamento. Una volta terminato il carburante, l’Electra sarebbe sarebbe stato costretto ad un ammaraggio di emergenza non lontano dall’Isola Howland, e i due piloti sarebbero quindi morti annegati. Tra il 2002 e il 2006 sono state compiute ricerche sottomarine del fondo oceanico, per un costo di svariati milioni di dollari, ma il relitto dell’aereo non è stato mai trovato.
L’ipotesi dell’atollo di Nikumaroro
Secondo la teoria dell’International Group for Historic Aircraft Recovery (TIGHAR) Amelia Earhart sarebbe ammarata nell’atollo di Nikumaroro, un’isola disabitata dell’Arcipelago delle Isole della Fenice, distante 643 km a sud dell’Isola Howland.
E tra parentesi… che nome fantastico! Arcipelago delle Isole della Fenice. Mi sarei appassionato a questa storia anche solo per aver scoperto questo nome!
A favore di questa ipotesi si riporta come prova principale il fatto che nel 1991 sarebbe stato ritrovato a Nikumaroro un pannello di alluminio proveniente dal Lockheed Electra della Earhart, nonché la triangolazione delle chiamate radio effettuate dal velivolo dopo l’ammaraggio.
Questa ipotesi ha parecchi elementi che lasciano perplessi, ma mi hanno portato a cercare l’atollo di Nikumaroro sul web, e a esplorarlo virtualmente su Google Earth: che meraviglia!
E con questa immagine finisce questa storia, che da una film di Hollywood mi ha condotto ad una affascinante avventura nella storia dell’aviazione e nelle meraviglie del Pacifico.