Avvertenza: questo articolo è stato scritto nel bel mezzo di quella fase cosiddetta postprandiale, caratterizzata da un aumentato afflusso di sangue all’intestino e conseguente minore apporto di ossigeno al cervello. L’Autore declina pertanto ogni responsabilità sui contenuti e si appella al buon senso dei suoi Lettori (siete quattro gatti, lo so, per cui posso anche elargire maiuscole a piene mani).
Ma veniamo al dunque: da un libro che sto leggendo ho realizzato una cosa che già sapevo ma alla quale non avevo mai pensato in questi termini, e cioè i molteplici significati della parola “senso”. Ne prendo qui soltanto tre, tra quelli più comuni:
- stato d’animo, sensazione;
- significato;
- direzione.
E questo è il problema. Anzi, i problemi. Perché trovandomi in uno stato d’animo particolare che dipende dal non riuscire a trovare un significato sufficientemente valido in quello che faccio e una chiara direzione nella quale andare, scopro che i problemi sono tre e non uno. Male.
Peggio ancora: considerando anche il fatto che ho la brutta sensazione di non riuscire a risolverli tanto facilmente, i problemi sono già diventati quattro. Che poi in realtà avevo sempre sentito parlare dei cinque sensi… qualcosa non torna. E chissà perché ho come un sesto senso, cari Lettori, che considererete questo articolo particolarmente delirante.
Ok, avete ragione, ma evitate per cortesia le battutine al riguardo. Evitate soprattutto i doppi sensi, altrimenti non la finiamo più.